Mauro Bonati
Yakult Italia
 
Sarà capitato a tutti di calcolare in modo errato il tempo di percorrenza tra il punto A e il punto B sia in termini pessimistici (vi è molto traffico, è meglio partire con tempo davanti; ed arrivare con mezz’ora di anticipo), sia in termini ottimistici (non impiegherò più di un quarto d’ora, assicurandosi una buona mezz’ora di ritardo).
È quello che capitò allo scrivente (iscritto tra i pessimisti) ed arrivare così con 30 minuti di anticipo alla Conviviale dello scorso giovedì 11 gennaio.
Però, alcuni errori posso essere benefici! Infatti, anche il nostro Relatore arrivò, accompagnato dalla Signora, con molto anticipo e questo mi diede la possibilità di uno scambio, non breve, sulle nostre esperienze relative al Giappone. Tutto questo lungo prologo solo per dire che sarebbero meglio “10 minuti in anticipo piuttosto che 30 di ritardo”.
E veniamo al nocciolo della serata: il lavoro inteso alla giapponese spiegato a larghe vedute da Mauro Bonati profondo conoscitore della cultura e della realtà di questo popolo.
 
Così viene spiegato che l’attuale struttura della Aziende giapponesi ha la sua, profonda radice nella tradizione del “villaggio”, circolo chiuso a tutti fuorché agli abitanti. E questo certifica l’appartenenza al gruppo, anche aziendale, nel quale tutti lavorano per il bene comune senza personalismi e competizione tra i singoli ma solo per il successo dell’intero team.
La piramide decisionale è piuttosto rigida e da tutti rispettata al punto che se il Capo A ha due sottoposti B e C questi ultimi due riportano sempre e solo ad A che poi farà “discendere” le sue decisioni ad entrambi ma sempre in un’ottica di condivisione.
La programmazione aziendale (sia a breve che a medio/lungo periodo) viene elaborata minuziosamente come, minuziosamente, seguita nella realizzazione. Al minimo intoppo tutto si ferma fino alla risoluzione del problema (che deve essere eliminato nel più breve tempo possibile con la collaborazione di tutto il gruppo responsabile perché l’importante è “non perdere la faccia”) Vi è da aggiungere che il giapponese medio privilegia la sicurezza (appartenenza al gruppo) alla soddisfazione economica.
Tipico ed eclatante (in questi casi) sono le scuse pubbliche pronunciate dal Responsabile delle Ferrovie perché nel 2022 i treni avevano avuto un ritardo medio di 1,1 minuti (UNOVIRGOLAUNO MINUTI) calcolato su centinaia di treni e migliaia di passeggeri trasportati.
Bellissime le slides che il nostro relatore intitola “il reddito di cittadinanza giapponese”.
Ognuno deve fare qualche cosa per la comunità anche se, apparentemente, senza senso; vedi le foto di quel signore che raccoglie a mano le foglie cadute una per una, quel “vigile urbano” che dirige il traffico pedonale sul marciapiede e ancora un suo collega che staziona davanti ad una uscita della metropolitana con percorso obbligato che non permette alternative e quindi rimanendo in piedi semplicemente sorvegliando e null’altro facendo.
E parliamo ora di due atteggiamenti che sono non poco distanti dalla nostra cultura occidentale: “fare un pisolino breve” anche sul posto di lavoro non è riprovevole come non è riprovevole ma accettabile bere eccessivamente (questo al di fuori dal lavoro) fino ad ubriacarsi. E questo conferma un’esperienza capitata, in anni lontani, anche allo scrivente.
Gli ultimi due argomenti spiegati con la solita dovizia di particolari riguardano il ruolo della donna nelle dinamiche aziendali e la conoscenza delle lingue straniere.
Sul primo argomento non vi è molto da dire poiché per atavica cultura la donna è, relegata al ruolo di fattrice ed educazione dei figli essendo il padre impegnatissimo nel lavoro. Infatti, la presenza femminile all’interno delle aziende è molto scarsa.
Molto più interessante è il secondo che risponde alla domanda “perché così pochi giapponesi conoscono una lingua straniera”?
Ebbene la risposta risiede nella stessa complessità linguistica della loro lingua madre; esistono tre tipi di scrittura, quella ufficiale annovera 1945 ideogrammi diversi (ma probabilmente sono di più!)
Esistono 3 tipi di linguaggio:
“teineigo” (corrispondente al nostro “dare del Lei”)
“sonkeigo” (forma rispettosa per parlare, per esempio, con un superiore)
“kenjogo” (linguaggio umile per parlare di sé stessi)
Di fronte ad un panorama così complesso i giovani giapponesi spendono molto del loro tempo per imparare la loro lingua rimanendone poche per l’apprendimento di esteri idiomi.
In conclusione, un grande ringraziamento a Mauro Bonati per la bella, interessante ed esaustiva conferenza da parte di tutti noi ed in particolare da parte dello scrivente che ha rivissuto dei bei momenti della sua esperienza professionale