Ieri sera 09 Novembre, ad inizio della conviviale il nostro Presidente ha formalizzato l’ingresso nel nostro Club di Pamela Roversi, la nostra giovane socia, di professione commercialista, che dopo l’esperienza nel Rotaract a Modena, sua città natale, ha deciso di dedicare il suo impegno nel nostro sodalizio.

Abbiamo poi avuto il piacere di avere con noi come relatrice Francesca Delogu, ospite della serata.

Dopo essersi laureata in Lettere e Filosofia ha iniziato la sua carriera come reporter economica a MF/Milano Finanza, seguendo le aziende quotate nel settore moda e lusso. In seguito, ha lavorato per diverse testate, fra cui D - La Repubblica delle Donne, Grazia, per poi arrivare a dirigere per otto anni il famoso magazine Cosmopolitan; il tutto senza mai rinunciare alla sua più grande passione: la musica.
Francesca è una polistrumentista brillante e talentuosa, innamorata del suo basso elettrico e questo suo amore per la musica da sempre si riflette profondamente nel suo lavoro, trasformando ogni articolo in una perfetta armonia creativa e rendendo Speciale tutto ciò che fa.
 
Durante la cena ci presentato il suo libro, "Il mio analista è un basso elettrico". È un libro diviso in 3 parti, quanti sono gli strumenti che suona con talento e passione e che l’hanno accompagnata da quando era bambina fino ad oggi, affiancandola in ogni sua esperienza di vita.
 
Il Pianoforte è stato il primo. Da bambina ne aveva soggezione, aveva la sensazione che fosse Divino, che fosse quasi l’espressione della perfezione, che la spingeva a studiare sempre di più per potersi sentire all’altezza. Se applicato alla vita di ogni giorno appare come un progetto di vita o di lavoro che paiono irraggiungibili a causa della troppa razionalità che ci blocca facendoci credere che mai potremo portarli a compimento. Bisognerebbe invece, dice Francesca, di fronte a questi progetti apparentemente irrealizzabili provare ad improvvisare a buttarsi di più e non cercare sempre la perfezione. 
 
Ci racconta, attraverso le domande del nostro Presidente Luca Faotto, che una delle cose che ha imparato arrivando nella redazione di Cosmopolitan, situazione per lei assolutamente nuova, differente e complicata, che gli errori fanno parte della performance.  Nella Società del digitale in cui ci troviamo a vivere rischiamo di perdere il contatto con la realtà. L’errore ci riconnette alla realtà. Insomma, Better Done Than Perfect. Meglio fatto che perfetto. A volte la ricerca della perfezione può portare a idealizzare un progetto e perdere del tempo prezioso anziché portarne vantaggi e comunque, non è detto che non generi degli errori.
 
Il Basso è stato il secondo. Lo ha sempre visto e sentito come uno strumento “diverso”, uno strumento che ha la forza di chi sta apparentemente un passo indietro ma in realtà è sempre un passo avanti, di chi sa di essere indispensabile ma allo stesso tempo è libero da ogni dovere legato all' apparire. Il basso necessita sempre di altri musicisti, di una band, per funzionare bene. Praticamente ha bisogno di lavorare in team. Il bassista è un leader silente che sa far valere la propria autorevolezza senza imporla. E qui di nuovo il parallelo con la vita reale; Giornalista e Direttore sono lavori molto diversi, che implicano abilità diverse, Il giornalista lavora da solo il direttore deve imparare a conoscere il più possibile le persone per lavorare di concerto con il suo Team, deve essere una presenza costante rimanendo allo stesso livello e allo stesso tempo tenere tutto sotto controllo.  Il basso le ha insegnato a suonare con la redazione. Essere una di loro e avere allo stesso tempo la leadership. Deporre l’ego e giocare, suonare - non per niente in inglese si usa “to play”-  con loro. Un leader invisibile ma presente in mezzo a loro. Tutti devono suonare la stessa canzone, il giornale, ascoltando gli altri senza imporsi. Anche se si sbaglia. È sempre difficile accettare i nostri errori, ma nella musica si accettano più facilmente che non sul lavoro. Mentre suoniamo accettiamo i consigli e gli errori degli altri musicisti. Sentiamo quelli degli altri e accettiamo i nostri.
 
La Tromba è stata il terzo: La tromba è un’esperienza piuttosto recente con la quale Francesca è entrata in una altra dimensione. Ha cominciato a pensare di imparare a suonarla durante la pandemia. Ma è uno strumento che da solo non suona. È uno strumento che proprio perché è estremamente complicato ma ci attrae, ci mette davanti alla nostra fragilità e ai nostri limiti.  C’è bisogno di dedizione e impegno. Ha pochi tasti, ma con questi si può arrivare a suonare moltissime note. Con un bravo maestro, prendendo lezioni online e tanto, tanto studio, ha iniziato un percorso quasi spirituale che l’ha portata a scoprire che nella vita spesso è bello andare piano, che è bello ascoltare i silenzi tra le note. Imparare passo a passo, assaporando la profondità, l’emozione, l’attesa.
Insomma, questo libro è un rifugio per tutti, musicisti e non. È un libro per chi non riesce ad integrarsi con le sue imperfezioni, perché molti di noi, soprattutto al lavoro, non riescono a vivere i propri errori come opportunità mentre nella musica soprattutto mentre suoni, ti rendi conto che l’errore ti può portare su piste sterrate, sconosciute ma molto affascinanti e creative.
 
Infine, cito le parole di Francesca: “gli strumenti musicali sono maestri ribelli con immensi talenti, ci fanno amare il nostro lato perdente e apprezzare l’attesa e la fatica”.