Prof. Claudio Salsi
 
Presso le splendide sale di Palazzo Reale abbiamo visitato la mostra "Hieronymus Boch e un altro Rinascimento" con una guida d’eccezione, il Prof. Claudio Salsi, curatore della mostra e nostro socio onorario.
Il grande pittore fiammingo nacque a ‘s-Hertogenbosch nel 1453, presumibilmente da una famiglia di origine tedesca ed è noto in tutto il mondo per il suo linguaggio fatto di visioni oniriche, mondi curiosi, incendi, creature mostruose e figure fantastiche.
Il nostro relatore ha voluto sottolineare che la mostra era incentrata sul "linguaggio di Bosch" e ha precisato che nelle opere di questo artista gli sfondi sono spesso costituiti da incendi.
 
Il Prof. Salsi ha parlato anche delle opere di Bosch improntate al grottesco e del raffronto di esse con le opere di Leonardo anch'esse ispirate al grottesco.
La pittura grottesca era un termine nuovo ai tempi di Leonardo da Vinci ed essa si riferiva, come ha illustrato il nostro relatore, ai dipinti della "Domus Aurea" di Nerone ed il Prof. Salsi ha posto in evidenza che la "testa grottesca" di Leonardo era un'antitesi della bellezza e che le "teste grottesche" di Leonardo hanno creato un genere che ha influenzato l'arte "fino al 600"
La fama di Bosch non ebbe inizio nei Paesi Bassi, bensì nell'Europa Meridionale del XVI secolo, artisticamente dominata da temi e stili tipici del classicismo rinascimentale, molto lontani, oserei scrivere antitetici a quelli del pittore fiammingo, definito dai critici di arte un anticlassico.
Bosch ha riscosso notevole successo nell’Europa meridionale ed egli, secondo i curatori della mostra, rappresenta l’emblema di un Rinascimento ‘alternativo lontano dal Rinascimento governato dal mito della classicità, ed è la prova dell’esistenza di una pluralità di Rinascimenti, con centri artistici diffusi in tutta Europa.
I temi cari al pittore olandese sono stati indubbiamente i dogmi religiosi, la condanna dei peccati, la morale, il disprezzo per la corruzione.
Nelle sale di Palazzo Reale abbiamo potuto ammirare alcuni dei più celebri capolavori di Bosch nonché opere derivate da soggetti del Maestro.
Infatti, pochissime opere (conservate in vari musei del mondo) sono universalmente a lui attribuite
Proprio perché sono così rari e preziosi, è molto difficile che i capolavori di questo artista lascino i musei cui appartengono; essi non sono mai stati esposti insieme prima d’ora e ciò costituisce l’eccezionalità dell'evento Milanese.
L’esposizione di Palazzo Reale non è una monografica convenzionale, ma dà al visitatore la possibilità di ammirare capolavori tradizionalmente attribuiti al Maestro che vengono messi in dialogo con importanti opere di altri maestri fiamminghi, italiani e spagnoli, in un confronto che si prefigge l'intento di illustrare quanto l’‘altro’ Rinascimento - non solo italiano e non solo boschiano - negli anni coevi o immediatamente successivi influenzerà grandi artisti come Tiziano, Raffaello, Gerolamo Savoldo, Dosso Dossi, El Greco e molti altri.
La mostra, in tal modo, vuole gettare una luce nuova e sorprendente su un Rinascimento particolare, rimasto sempre in ombra rispetto al classicismo di Raffaello, Tiziano e Parmigianino, ma che ebbe realmente un forte impatto artistico e culturale in varie parti dell'Europa ,con espressioni grottesche o anticlassiche, come venne testimoniato dal ciclo di arazzi di Bosch all'Escorial, dai dipinti di Tiziano ed El Greco, dalle opere di incisori quali Giorgio Ghisi e di scultori come Bernardo Buontalenti e, infine, dalla cultura della Wunderkammer.
Nelle sale di Palazzo Reale abbiamo potuto ammirare il monumentale Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio, in cui si vede Sant'Antonio da Padova, nato a Lisbona, tentato da una fanciulla molto disinibita, ovvero tentato dal diavolo o da tentazioni di gola. Desta una forte impressione questo trittico poiché Sant'Antonio da Padova, convertito al francescanesimo dopo l'incontro mistico con il Santo di Assisi, conduceva una vita assolutamente dedita a Dio, ed è stato considerato dai posteri un grande diffusore della parola di Cristo; la sua lingua, ancora intatta a distanza di secoli, si può ammirare presso la Basilica Pontificia in Padova.
A Palazzo Reale viene anche esposto il Trittico del Giudizio Finale, che originariamente faceva parte della collezione del cardinale veneziano Marino Grimani. Si ammirano anche i capolavori del Museo Lázaro Galdiano, che ha concesso la preziosa tavola del Maestro, raffigurante San Giovanni Battista.
Presente presso la mostra e sempre opera di Bosch, il Trittico degli Eremiti delle Gallerie dell’Accade mia di Venezia, proveniente dalla collezione del cardinale Domenico Grimani, collezionista fra i più importanti del suo tempo e tra i pochissimi proprietari delle opere di Bosch in Italia.
Nella mostra di Palazzo Reale viene proposto il raffronto tra i quattro arazzi boschiani dell’Escorial e il cartone dell’Elefante, proveniente dalle collezioni delle Gallerie degli Uffizi, modello per il quinto arazzo oggi perduto.
La ‘moda’ delle immagini ‘alla Bosch’, si affermò in Spagna e soprattutto in Italia, ove ebbe terreno fertile e Bosch, secondo il nostro relatore, venne ispirato da Raffaello.
L'arte di Bosch si diffuse successivamente anche nel resto d’Europa, ed essa si caratterizzava in una serie di spettacolari opere d’arte realizzate in molteplici tecniche e di varie provenienze.
In particolare, sono da notare le stampe che diffondevano il linguaggio boschiano, tra cui emerge l’opera di Pieter Bruegel il Vecchio (il più importante seguace di Bosch) del quale sono presenti a Palazzo Reale una decina di incisioni i. Le incisioni hanno contribuito in maniera decisiva alla diffusione del gusto per le immagini di incendi notturni, scene di stregoneria, visioni oniriche e magiche. Lo confermano opere come lo Stregozzo di Marcantonio Raimondi o Agostino Veneziano, il Mostro marino di Albrecht Dürer, il capolavoro letterario editoriale di Aldo Manuzio, la Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna e anche l’Allegoria della vita umana di Giorgio Ghisi.
La proliferazione di oggetti rari, bizzarri e preziosi che caratterizza la moda delle collezioni eclettiche tipiche del gusto internazionale cinquecentesco viene evocata nell’ultima sala, allestita come una originale Wunderkammer, grazie alla collaborazione del Museo di Storia Naturale di Milano e delle Raccolte del Castello Sforzesco. La presenza studiata e calcolata di una trentina di oggetti da ‘camera delle meraviglie’ riporta a un confronto immediato e diretto con la rappresentazione caotica e irrealistica di uno dei capolavori più impegnativi di Bosch: Il giardino delle delizie, presente in mostra nella doppia versione di un dipinto coevo e di un arazzo. Particolarmente famose erano le Wunderkammern degli ultimi sovrani Asburgo e in particolare di Rodolfo II d’Asburgo, il cui ritratto, il famoso Vertumno dipinto dall’artista milanese Arcimboldo (un 
eccezionale prestito del Castello di Skokloster, Svezia), è presente in mostra all’interno della Wunderkammer riprodotta e rappresenta in pieno l’eclettismo tipico di questo gusto collezionistico.
Alla fine del percorso della mostra vi è un’opera audiovisiva di Karmachina, Tríptiko. A vision inspi red by Hieronymus Bosch, con musiche di Fernweh, ed essa mette in scena un viaggio attraverso il mondo onirico del pittore fiammingo. Il titolo richiama il formato dell’opera principale da cui trae origine lo spettacolo, il Trittico del Giardino delle Delizie.
Bosch morì nel 1516 a 's-Hertogenbosch".
La serata si è conclusa con una allegra pizzata fra amici