VOTI AUGURALI E BENEDICENTI
di
Mons. MAURO LONGHI
 
EXPERGISCERE HOMO: QUIA PRO TE DEUS FACTUS EST HOMO
(S. Agostino, Discorsi, 185)
 
Sono lieto di potermi rivolgere nella imminenza delle festività natalizie, al Presidente di codesto benemerito Rotary Club Castello, Avv. Luca Faotto, e d’incontrare tutti Voi, cari amici Rotariani, presenti con le Vostre famiglie, amici e colleghi, in questo gioioso evento conviviale.
Come sacerdote della Chiesa cattolica e teologo cristiano, mi onoro di impartire tra poco, per chi vuole, la Benedizione del Dio di Cristo che si è manifestato nel mondo duemila anni orsono e di offrirVi ora una parola di riflessione sui tempi attuali, sottraendovi solo pochi minuti.
Dicevo anni fa qui a Voi in questo luogo divenuto come un areopago dei tempi moderni, che “Il genere umano vive grazie a pochi; se non ci fossero loro il mondo perirebbe”. L’affermazione è dello Pseudo-Rufino, monaco e scrittore ecclesiastico del IV secolo, citata da Benedetto XVI nella sua Lettera Enciclica Spe salvi (n. 15).
I pochi sono “i piccoli”, i nepioi secondo il termine greco: sono i poveri di sé stessi, gli umili, coloro che si sono spogliati dell’io superbo, orgoglioso, autoreferenziale. Sono i veri liberi, resi tali da Dio stesso mediante la morte e resurrezione di Suo Figlio. Ricordiamo le parole di Cristo stesso: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelati ai piccoli” (Mt 12,25). Essi sono innanzitutto coloro che compongono il resto di Israele.
Nella semplicità della casa di Nazaret vive Colei che è il virgulto dal quale deve nascere il Messia, il Re giusto e misericordioso. Dio vuol farvi rinascere il suo popolo, come un nuovo albero che stenderà i suoi rami nel mondo intero, offrendo a tutti gli uomini frutti buoni di salvezza.
Il resto di Israele sono Giuseppe, Zaccaria, Elisabetta, Giovanni il Battista, i pastori e i Re Magi.
Essi ci offrono certezze che ci permettano di riconquistare una rinnovata fiducia nella esistenza di una Verità che ci libera dalla schiavitù degli idoli, dalle nostre paure e da un clima di sospetti e di divisioni non solamente ideologiche.
Noi qui parliamo di ciò che è accaduto e si sta svolgendo davanti ai nostri occhi in questi mesi, in Occidente, - i conflitti armati intrisi di odio e di vendetta - ma che forse non abbiamo pienamente compreso.
Se l’uomo è un mistero, Colui di cui facciamo memoria a Natale lo è in un modo del tutto eminente e sorprendente. A Natale il Logos che è Dio si fa Uomo, un bambino, e chiede aiuto e protezione. Il suo modo di essere Dio mette in crisi il nostro modo di essere uomini; il suo bussare alle nostre porte ci interpella, interpella la nostra libertà e ci chiede di rivedere il nostro rapporto con la vita e il nostro modo di concepirla (cfr. Messaggio Urbi et Orbi di Benedetto XVI, Natale 2005).
“L’età moderna è spesso presentata come risveglio dal sonno della ragione, come il venire alla luce dell’umanità che emergerebbe da un periodo buio. Senza Cristo, però, la luce della ragione non basta a illuminare l’uomo e il mondo. Per questo la parola evangelica del giorno di Natale - “Veniva nel mondo / la luce vera, / quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9) – echeggia più che mai come annuncio di salvezza per tutti” (Ibidem).
Expergiscere, homo: quia pro te Deus factus est homo - Svegliati, uomo, poiché per te Dio si è fatto uomo” (S. Agostino, Discorsi, 185). Con quest’invito di Sant’Agostino a cogliere il senso autentico del Natale di Cristo, concludo il mio intervento e mi metto in disparte non senza averVi impartito la Benedizione di Dio che si fa nel contempo supplica.
In questo momento, in cui il mondo è continuamente minacciato dalla violenza in molti luoghi e in molteplici modi; in cui ci sono sempre di nuovo bastoni dell’aguzzino e mantelli intrisi di sangue (cfr Is 9,1-4), gridiamo al Signore: “Tu, il Dio potente, sei apparso come bambino e ti sei mostrato a noi come Colui che ci ama e mediante il quale l’amore vincerà. E ci hai fatto capire che, insieme con Te, dobbiamo essere operatori di pace. Amiamo il Tuo essere bambino, la Tua non violenza, ma soffriamo per il fatto che la violenza perdura nel mondo, e così Ti preghiamo anche: dimostra la Tua potenza, o Dio. In questo nostro tempo, in questo nostro mondo, fa’ che i bastoni dell’aguzzino, i mantelli intrisi di sangue e gli stivali rimbombanti dei soldati vengano bruciati, così che la Tua pace vinca in questo nostro mondo” (cfr Omelia Benedetto XVI, 24.12.2011).
E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di Voi e vi rimanga sempre.