Relatore: Stefano Rusconi
Amici carissimi, è stata una serata davvero speciale.
 
Il nostro ospite e relatore Stefano Rusconi è milanese, consulente finanziario e, come ama definirsi, “viaggiatore seriale”.
 
Negli ultimi 23 anni ha compiuto 30 viaggi in 65 differenti stati, come dire…uno con la valigia sempre pronta sotto il letto.
 
L’amico di viaggio, di questo viaggio, è Ambrogio Bagnarelli, ingegnere alla Brembo.
Nell’estate di qualche anno fa hanno utilizzato come guida per il loro peregrinare il libro di Primo Levi “la Tregua”, struggente esperienza di vita dall’uscita dal campo di concentramento di Auschwitz fino a casa nella sua di Torino
 
Luoghi, date, episodi si susseguono nel racconto del nostro relatore ma più che la cronaca colpiscono le emozioni nel ritrovare e scoprire i luoghi descritti.
 
È un viaggio dei ricordi, è un viaggio delle emozioni, è un viaggio delle commozioni ed io sono troppo piccolo per riuscire a trasmettervi quanto ho provato.
 
Mi permetto di riportare per intero l’articolo del giornalista Andrea Rossetti che su L’Eco di Bergamo del 18 novembre 2016 ha scritto dopo aver anche lui ascoltato il racconto di Stefano Rusconi e Ambrogio Bagnarelli.
 
«A volte sembrava quasi che le parole uscissero dalle pagine e prendessero vita disegnando i luoghi che ci circondavano, dando forma alla storia». Mentre lo raccontano, gli occhi di Ambrogio Bagnarelli, 38enne ingegnere della Brembo, e di Stefano Rusconi, 41enne consulente finanziario, brillano, quasi stessero ancora vivendo quell’incredibile viaggio fatto in estate.
«A volte sembrava quasi che le parole uscissero dalle pagine e prendessero vita disegnando i luoghi che ci circondavano, dando forma alla storia». Mentre lo raccontano, gli occhi di Ambrogio Bagnarelli, 38enne ingegnere della Brembo, e di Stefano Rusconi, 41enne consulente finanziario, brillano, quasi stessero ancora vivendo quell’incredibile viaggio fatto in estate. E forse è proprio così, perché certi viaggi non puoi dimenticarli, smettere di viverli. Il loro, però, non è stato un viaggio come gli altri. «Vecchie strade» lo hanno chiamato, per tanti motivi. Il primo è, forse, il più banale: in venti giorni hanno ripercorso il cammino fatto da Primo Levi ne La Tregua, romanzo in cui lo scrittore torinese narra il ritorno in Italia dopo l’incubo di Auschwitz. «Se questo è un uomo è l’Iliade, La Tregua invece, è l’Odissea di Levi, l’interminabile viaggio verso la libertà» spiega Stefano. In venti giorni, i due amici hanno attraversato dieci Stati, rivivendo i nove mesi di cammino dell’autore.
 
«Abbiamo deciso di partire pochi giorni prima. Niente di programmato - dice Ambrogio -. Sapevo solo che avevo voglia di respirare un po’ di libertà». E così a Stefano venne in mente quel libro di Levi, di cui aveva sentito parlare ma che non aveva mai letto. Fu una scintilla: partire sulle orme dello scrittore, leggendo mano a mano la sua opera.
«È stato il viaggio più emozionante che abbia mai fatto», dice Ambrogio con un sorriso commosso. «Ma anche il più difficile - aggiunge Stefano - In Bielorussia o in Moldavia, ad esempio, ci osservavano come due alieni. Non capivano cosa ci facessimo lì e soprattutto noi non capivamo una parola, e viceversa».  Ma, dicevamo, «vecchie strade». Perché? «Non solo perché abbiamo ripercorso i passi di Levi, ma anche perché, viaggiando, ci siamo accorti che, nonostante siano passati 70 anni, c’è ancora il rischio che la gente, l’Europa, intraprenda vecchie strade poco consigliate. Levi e gli altri liberati, ad esempio, una volta giunti al confine tra Romania e Ungheria, furono abbandonati: i romeni non li volevano più nel loro Paese e gli ungheresi non li facevano entrare. La stessa cosa che succede oggi ai tanti profughi in fuga dal Medio Oriente».
 
La storia è ciclica, direbbe qualcuno. O forse basterebbe ricordarsi del passato per evitare di ripetere certi errori, che sono costati immani sofferenze e milioni di morti. Per questo Ambrogio e Stefano hanno deciso di raccontare il loro viaggio e di non tenerselo per loro, impresso in fredde immagini su uno schermo di un pc. Hanno iniziato in una libreria di Milano, hanno continuato con noi di Bergamo - Post. E ora vorrebbero farlo anche da tante altre parti. Perché La Tregua non è solo un romanzo, ma un’illuminante testimonianza di quanto difficile ed estenuante possa essere il cammino verso la libertà.
 
«Alla fine, quando ho capito tutto questo, anche io mi sono sentito libero» ammette Ambrogio. Non cercava altro del resto, come tutti noi forse.
 
Nelle rare volte in cui mio padre mi raccontava della Campagna d’Africa tra il 43 ed il 45 e dove fu fatto prigioniero ad El Alamein, ho ritrovato nelle sue parole le stesse paure, le medesime incertezze, le grandi speranze che il libro di Primo Levi ci ha donato anche se in situazioni molto diverse.
 
Se è vero che l’amico greco di Levi soleva ripetere “la guerra è finita…no, la guerra non è mai finita” è altrettanto vero che “La Tregua è finita   no, la Tregua non è mai finita…” come ha voluto parafrasare il nostro Stefano Rusconi.
 
Le domande puntuali di Amato, Parazzi, Borioli, Burghignoli, Bonuomo ed altri hanno permesso ad una platea ammutolita di riprendersi da una grande serata in cui ci sono state regalate tante emozioni.
 
Pietro Castelli